lunedì 24 settembre 2012


KRITON ATHANASULIS
poeta greco (Tripoli, Arcadia, 1917-Atene 1979). Abbandonati gli studi di legge per la poesia, dal 1940 ha pubblicato numerose raccolte, il cui fiore è confluito nel volume Poesie (1966). Sensibile ai problemi civili e sociali, è ben noto in Italia per il Testamento (da Due uomini dentro di me, 1957), austera e commossa meditazione sugli orrori della guerra e sui valori della libertà. Altre raccolte significative: Il mio piccolo universo (1969); Un poeta per la strada e le satire per Leonora (1974); Agathangelo, l'incubo e gli eventi (1974), contro la dittatura dei colonnelli; La questione umana (1977). La sua produzione letteraria comprende inoltre alcuni saggi e un'opera teatrale.

UNA POESIA DI KRITON ATHANASULIS
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Testamento-----------------
Non voglio che tu sia lo zimbello del  mondo.
Ti lascio il sole che lasciò mio padre a me. 
Le stelle  brilleranno uguali, e uguali
t'indurranno le notti a dolce sonno,
il mare t'empirà di sogni. 
Ti lascio il mio sorriso amareggiato:
fanne scialo, ma non tradirmi.
Il mondo è povero oggi.
S'è tanto  insanguinato questo mondo
ed è rimasto povero.
Diventa ricco tu guadagnando l'amore del mondo.
Ti lascio la mia lotta incompiuta
 l'arma con la canna arroventata.
Non l'appendere al muro. Il mondo ne  ha bisogno.
Ti lascio il mio cordoglio. 
Tanta pena vinta nelle  battaglie del mio tempo.
E ricorda.  Quest'ordine ti lascio.
Ricordare vuol dire non morire.
Non dire mai che sono stato indegno,
 che disperazione m'ha portato avanti 
e son rimasto indietro, al di qua della trincea.
Ho gridato, gridato mille e mille volte no,
ma  soffiava un gran vento, e pioggia, e grandine:
hanno sepolto la mia  voce. 
Ti lascio la mia storia vergata con la mano
d'una qualche  speranza.     A te finirla.
Ti lascio i simulacri degli eroi con le
 mani mozzate, ragazzi che non fecero a tempo
ad assumere austera  forma d'uomo,
madri vestite di bruno, fanciulle violentate.
Ti  lascio la memoria di Belsen e di Auschwitz.
Fa
' presto a farti  grande.
Nutri bene il tuo gracile cuore con la carne
della pace del  mondo, ragazzo, ragazzo.
Impara che milioni di fratelli innocenti
svanirono d'un tratto nelle nevi gelate
in una tomba comune e  spregiata.
Si chiamano nemici:   già!  i nemici dell'
'odio.
Ti lascio l' indirizzo della tomba
perché tu vada a leggere l'epigrafe.
Ti  lascio accampamenti
d
'una città con tanti prigionieri:
dicono  sempre sì, ma dentro loro mugghia
l'imprigionato no dell'uomo  libero.
Anch'
'io sono di quelli che dicono, di fuori,
il sì della  necessità, ma nutro, dentro, il no.
Così è stato il mio tempo. Gira l' occhio
dolce al nostro crepuscolo amaro.
Il pane è fatto pietra, l' acqua fango,
la verità un uccello che non canta.
È questo che ti  lascio.  Io conquistai il coraggio
d'essere fiero. Sforzati di  vivere.
Salta il fosso da solo e fatti libero.
Attendo nuove.
È  questo che ti lascio.

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