mercoledì 3 luglio 2013

IL MIO TRISTE CONGRESSO

 Il mio triste congresso


Care e cari tutte e tutti  ho con alcuni di voi seguito con attenzione l’iter affrettato del congresso straordinario del PD di Bussero  concretizzatosi domenica scorsa e di seguito vi riporto le mie riflessioni.
Premetto di avere vissuto l’evento con profonda tristezza nonostante gli esiti, come dirò più avanti per noi dell’Associazione dei Democratici, non siano stati, ma credo solo in parte, così deludenti, segnando tatticamente, un altro punto a nostro favore, almeno a favore di una linea politica meno avventurista di quella finora dimostratasi maggioritaria nel PD locale.
E a differenza di alcuni primi nostri commenti che ho seguito in queste ultime ore mi sento di parere nel complesso profondamente negativo su quanto emerso il 23 giugno.
E di seguito lo puntualizzo:
1)    La fretta di giungere ad un congresso abbastanza  inutile ( anticipato di soli 4 o 5 mesi dal congresso nazionale ) e affrettato derivata più da spinte che poco hanno a che fare con la politica ma più con meri interessi personali tesi a “mollare la barca “ in tempi rapidi perché faticosa da guidare,trattasi quindi di vero e proprio abbandono della nave lasciando l’equipaggio ad arrangiarsi in acque perigliose, pur sapendo che questi non ha ancora i fondamentali per guidare con la necessaria avvedutezza la nave;
2)    La discussione ha evidenziato, pur nelle molte ambiguità, una profonda divisione di idee su cosa è stato e su cosa deve essere il PD, restano su tale punto, che sarà centrale anche nel proseguo del confronto politico, anche di livello nazionale, e che ci porterà al congresso nazionale del prossimo autunno radicali divergenze. Carlo Zerbini ha come sempre, nei suoi placidi ma incisivi interventi ben messo in luce tale questione: “il PD è nato e serve a cambiare le coordinate della sinistra, con l’obiettivo di liquidare come obsolete e irrealistiche le spinte identitarie che hanno fatto la storia e la cultura della sinistra”, si teorizza  apertamente  l’idea di un partito in cui il nuovo sta a destra e il vecchio a sinistra, evitando però di definire cos’è oggi la sinistra, chi e cosa rappresenti ( quale sia il suo blocco sociale di riferimento, quale economia si debba perseguire, quale idea di società sia ipotizzabile avere ), e dimenticando completamente che la nascita del PD, a differenza di quanto afferma Zerbini, avrebbe dovuto servire ad unire il meglio delle culture politiche del ‘900, non perché inutilizzabili, ma perché occorreva farne una sintesi più alta. E di quali culture si trattava? Il meglio stava e sta nelle culture di tradizione socialista ( ed in Italia anche comunista ) da Turati a Napoleoni, da Pertini a Berlinguer, di tradizione liberal-socialista da Gobetti a Calamandrei, di tradizione cristiano sociale e da Don Milani al meglio delle esperienze cattolica democratica ed antifascista da Don Mazzolari a Capitini, da Danilo Dolci a La Pira, fino a Moro, Zaccagnini, al federalismo europeista di Spinelli, all’azionismo di Ernesto Rossi, unitamente alle nuove spinte verdi ed ecologiste di Langer, di Manconi, di Laura Conti, di Maccacaro, il costituzionalismo attivo di Zagrebelsky e di Rodotà. Era la sintesi di quelle culture che doveva incarnare il PD, non lo spicciolo assemblamento di confuse identità che con la sinistra e con i suoi valori di fondo, anche quelli di tradizione cattolica, nulla hanno a che fare. Evitando poi di affrontare il tema fondamentale dell’analisi della crisi capitalistica in corso, delle sue origini, e della radicale differenza tra il momento in cui, con estremo ritardo aggiungo io, si giunse alla costituzione del PD  ( 2007 ) e lo stato del pianeta e della sua economia dopo l’avvento della più grande crisi di sistema mai attraversata dalle società capitalistiche dopo quella pur durissima degli anni ’30 del secolo scorso ( che portò nell’arco di un decennio, alla nascita dei fascismi e del nazismo e catastroficamente alla 2° guerra mondiale !);
3)    Ecco poi  il realismo, parola magica che unisce nella confusione di intenti il tutto e il suo contrario. Ed è il realismo che fa dire anche ad alcuni di noi che in fondo l’aria nel PD locale sta cambiando. Io invece vedo la solita aria un po’ stantia, Non è che i polli siano diventati improvvisamente aquile. Non faccio nomi ma è lampante la subalternità alle idee di Carlo Zerbini e Franco Colombo di gran parte del “nuovo” coordinamento. Il rancore personalistico che li accomuna, l’indeterminatezza degli approcci amministrativi che loro chiamano “apertura alla cultura metropolitana”ed anche un certo contraddittorio luddismo di chi vuole che “ i giovani tornino a noi” ( è curioso ripensare a chi come il sottoscritto da giovane veniva, da alcune di quelle stesse persone visto come il fumo negli occhi, si perché i giovani piacciono se sono “tranquillamente subalterni”……..é proprio di quel passato che si nutre ancora oggi  il rancore personale, più o meno celato,di molti di coloro che  ora vogliono aprire il partito ai giovani e poi ritengono superfluo svolgere il confronto politico anche sul web;
4)    L’intravisto cambiamento di rotta, che pure traspare dalle nuove posizioni di Zullo, appare un atto di fede, in quanto si sostanzia su persone che totalmente ed in piena consapevolezza hanno prodotto il risultato della rottura del centrosinistra a Bussero, e si sostanzia su dichiarazioni d’intenti in realtà poco chiare: riunirsi al centrosinistra significa davvero andare entro 1 anno alla riunificazione con Sinistra per Bussero nell’appoggio “affidante” alla lista “Per Bussero il Tuo Paese”? E verrà liquidato davvero l’appoggio inconsulto alle logiche avventuriste di Bussero+? E la pratica politica locale si conformerà davvero all’apertura libera al confronto in tutte le sedi istituzionali e non,  insomma la prassi democratica dell’Officina verrà presa concretamente sul serio? Verrà liquidata, o almeno apertamente emarginata la logica duramente oppositiva di Bussero+?;
5)    La novità sta senza dubbio nella presenza, fatta, e me ne rammarico, come pura scelta personale, dell’amico e compagno Pino Parmendola nel coordinamento, con il massimo dei voti di preferenza. Un fatto senza dubbio eclatante e positivo se si pensa che l’hanno votato 11 iscritti  ( su 23 che hanno dato la loro preferenza ) di cui certamente non tutti e non solo dell’Associazione, resta da vedere quale ruolo intenderà avere e quale concretamente riuscirà a svolgere in quel contesto, me ne compiaccio comunque. Il resto è appunto un atto di fede;
6)    Negativi nella loro chiarezza d’intenti i segnali venuti dagli interventi di Zerbini, Bellanti, Valzasina, Colombo, Brambilla, Guidi. Negativa la scelta dei garanti ( sic? ) tra cui Colombo, il farsi da parte di Muré, il silenzio di Castellano di cui si vagheggia di riequilibri a sinistra, l’assenza completa dei pochissimi giovani Puopolo in primis, e Castoldi, il silenzio e l’assenza di molti anziani, 31 iscritti presenti su 53 con un coordinamento eletto da 23 voti validi ( più 7 bianche e 1 nulla ), meno del 50% dei già scarsi aventi diritto. Per un partito che esprime  un consenso politico elettorale locale del 52% dell’elettorato pari a oltre 2000 voti, una situazione che dovrebbe far riflettere profondamente.
Si poteva fare ed ottenere di più? Non credo, noi abbiamo fatto l’impossibile e ora anche il possibile, gli organismi dirigenti provinciali, a partire dalla commissaria, ci hanno “sedotti e abbandonati”, non potevamo ottenere di più, ma nel frattempo ci siamo sfarinati, frammentati e, in ultimo anche un po’ divisi, credo che questo non sia cosa buona, e non aiuti la ricostruzione di quel percorso unitario di tutto il centrosinistra busserese che è il nostro obiettivo primario e fondante. Io non starò direttamente dentro il percorso che si è avviato domenica, non ho ancora rinnovato la tessera al PD, e non lo farò almeno fino al congresso nazionale dove verificherò le forze in campo e l’effettiva possibilità di fare del PD una forza autenticamente di sinistra riformatrice, laica, progressista, europeista, pacifista, unitaria, inclusiva, socialista e profondamente democratica ( oso dire costituzionalmente democratica ), che faccia dell’uguaglianza, della giustizia sociale e  della libertà i cardini valoriali inscindibili e punti ad applicare la Costituzione repubblicana e antifascista,  non a  modificarla in senso presidenzialista.
Credo però che il progetto fondativo della Associazione dei Democratici abbia bisogno di essere rivitalizzato per trasformarlo in  quel luogo di riflessione politica, confronto democratico, supporto teorico, scuola di formazione alla politica di cui credo si senta un gran bisogno perché i partiti attuali, e il panorama non è affatto ampio, non sono in grado di mettere in atto. Perché c’è bisogno di più sinistra e non meno come viene da alcuni teorizzato, perché c’è necessità di analisi politica e,non tanto, di idee nuove ma di rielaborarne il significato coniugandole al futuro incerto che ci aspetta, e di persone nuove che le sappiano mettere in atto, per costruire quella grande forza socialista e democratica che manca.
Sono molte delle questioni che l’appassionato intervento di Gianni Marcatili al congresso ha messo al centro della sua riflessione, di cui condivido lo spirito.

Saluti fraterni Vitaliano Serra

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