sabato 14 marzo 2015

PER LA COALIZIONE SOCIALE

Landini parte con Emergency e Libera

di MATTEO PUCCIARELLI   14 Marzo 2015
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Luce in fondo al tunnel? «Il capo della Fiom raduna movimenti per la “Coalizione sociale” di opposizione a Renzi. Coinvolti Libertà e Giustizia, Arci, centri sociali e associazioni di studenti. Aut aut a Sel e Rifondazione: partiti fuori». La Repubblica, 14 marzo 2015


Seduti al tavolo di Maurizio Landini oggi a Roma ci saranno gli altri due soggetti che insieme alla Fiom si preparano a sorreggere l’esperimento della “Coalizione sociale” anti-Renzi: Emergency e Libera. Con loro, pezzi di Arci, Libertà e Giustizia, sigle studentesche come Rete della Conoscenza e Uds e poi il mondo dei centri sociali, quelli meno radicali. Ma non i partiti come Sel o Prc; su quelli c’è quasi il veto, tanto che ad alcune delle associazioni che parteciperanno al vertice è stato fatto notare che le strade sono due: o si sta nel “campo” delle formazioni politiche oppure si sceglie la via del sindacato delle tute blu. La convocazione è arrivata con una lettera firmata da Landini in cui si legge che «la politica non è proprietà privata ». Per questo serve «promuovere la partecipazione», «superando il frazionamento».

Dall’antimafia ai precari, dagli operai al volontariato. Sono mondi diversi tra loro, uniti dalla mancanza di un referente politico di peso. L’idea è dare il via a un cantiere che sul medio termine (unodue anni di gestazione) punti a diventare un soggetto politico. Per ora ci si limita ad essere “l’associazione delle associazioni”. Landini si muove con i piedi di piombo, teme molto di bruciarsi. «Prima di ogni cosa occorre ricreare un terreno favorevole, anche come mobilitazione e movimento» ripetono gli uomini più vicini a lui. Giorni fa Gino Strada, parlando ai delegati sindacali via telefono dal Sierra Leone, è stato chiaro: «Per un polo di aggregazione impegnato su diritti, pace e uguaglianza io ci sono, per quel che posso fare». E anche il legame personale del sindacalista emiliano con il fondatore di Libera don Luigi Ciotti — che ha presentato una proposta di legge per il reddito minimo, allargando quindi la propria sfera di interesse — è ben saldo.

La “Coalizione sociale” — ragionano in Corso Trieste — avrebbe un’autorevolezza che per certi versi le sigle della sinistra radicale non hanno più. L’assenza di Landini alla Human Factor di Sel a Milano è stata vissuta male da Nichi Vendola. Mentre poche settimane fa Stefano Rodotà, intellettuale vicino al leader dei metalmeccanico, in un’intervista su Micro-Mega definì quei partiti «zavorre ».

I riferimenti sono più che altro europei. In ottobre, al comizio di chiusura del festival dei giovani di Syriza ad Atene, erano in tre sul palco: il padrone di casa Alexis Tsipras, il leader degli spagnoli di Podemos Pablo Iglesias e proprio Landini. Non a caso il segretario della Fiom ha in testa una via di mezzo tra i due esperimenti vincenti della sinistra radicale europea: coniugando il mutualismo dei greci con l’idea molto “indignados” di imporsi nel dibattito bypassando i partiti. La riflessione parte da un dato di fatto: nei paesi europei a suo tempo denominati “Pigs”, complice la crisi che ha impoverito molti, si stanno aprendo insperate praterie a sinistra. Italia a parte. 

Copiare modelli stranieri è impossibile ma importare alcune pratiche e discorsi sì. E difatti il linguaggio di Landini è cambiato molto negli ultimi mesi. Il continuo riferimento alla necessità di «unire i soggetti che il governo (o “il neoliberismo”) ha diviso», è una frase-chiave del sindacalista ma pure un must di Tsipras. Così come nel concetto di ambire alla “maggioranza” — cioè conquistare il consenso andando oltre il bacino della sinistra radicale, oltre ai confini della fabbrica — si intravedono le parole e il piglio di Iglesias.

Ora la prima vera tappa è la manifestazione del 28 marzo a Roma. C’è solo una possibile variante al disegno di Landini. Cioè il sogno, mai abbandonato, di guidare un giorno tutta la Cgil.

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