KRITON ATHANASULIS
poeta greco (Tripoli, Arcadia, 1917-Atene 1979). Abbandonati
gli studi di legge per la poesia, dal 1940 ha pubblicato numerose
raccolte, il cui fiore è confluito nel volume Poesie (1966).
Sensibile ai problemi civili e sociali, è ben noto in Italia per il Testamento (da Due uomini dentro di me, 1957), austera e commossa
meditazione sugli orrori della guerra e sui valori della libertà. Altre
raccolte significative: Il mio piccolo universo (1969); Un
poeta per la strada e le satire per Leonora (1974); Agathangelo,
l'incubo e gli eventi (1974),
contro la dittatura dei colonnelli; La questione umana (1977).
La sua produzione letteraria comprende inoltre alcuni saggi e un'opera
teatrale.
UNA
POESIA DI KRITON ATHANASULIS
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Testamento-----------------
Non voglio che tu sia lo zimbello
del mondo.
Ti lascio il sole che lasciò mio padre a me. Le stelle brilleranno uguali, e uguali t'indurranno le notti a dolce sonno, il mare t'empirà di sogni. Ti lascio il mio sorriso amareggiato: fanne scialo, ma non tradirmi. Il mondo è povero oggi. S'è tanto insanguinato questo mondo ed è rimasto povero. Diventa ricco tu guadagnando l'amore del mondo. Ti lascio la mia lotta incompiuta e l'arma con la canna arroventata. Non l'appendere al muro. Il mondo ne ha bisogno. Ti lascio il mio cordoglio. Tanta pena vinta nelle battaglie del mio tempo. E ricorda. Quest'ordine ti lascio. Ricordare vuol dire non morire. Non dire mai che sono stato indegno, che disperazione m'ha portato avanti e son rimasto indietro, al di qua della trincea. Ho gridato, gridato mille e mille volte no, ma soffiava un gran vento, e pioggia, e grandine: hanno sepolto la mia voce. Ti lascio la mia storia vergata con la mano d'una qualche speranza. A te finirla. Ti lascio i simulacri degli eroi con le mani mozzate, ragazzi che non fecero a tempo ad assumere austera forma d'uomo, madri vestite di bruno, fanciulle violentate. Ti lascio la memoria di Belsen e di Auschwitz. Fa' presto a farti grande. Nutri bene il tuo gracile cuore con la carne della pace del mondo, ragazzo, ragazzo. Impara che milioni di fratelli innocenti svanirono d'un tratto nelle nevi gelate in una tomba comune e spregiata. Si chiamano nemici: già! i nemici dell''odio. Ti lascio l' indirizzo della tomba perché tu vada a leggere l'epigrafe. Ti lascio accampamenti d'una città con tanti prigionieri: dicono sempre sì, ma dentro loro mugghia l'imprigionato no dell'uomo libero. Anch''io sono di quelli che dicono, di fuori, il sì della necessità, ma nutro, dentro, il no. Così è stato il mio tempo. Gira l' occhio dolce al nostro crepuscolo amaro. Il pane è fatto pietra, l' acqua fango, la verità un uccello che non canta. È questo che ti lascio. Io conquistai il coraggio d'essere fiero. Sforzati di vivere. Salta il fosso da solo e fatti libero. Attendo nuove. È questo che ti lascio. |
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