"Esiste un paese dove trionfano il sotterfugio, la furbizia, la forza, la disonestà sotto l'apparenza delle leggi uguali per tutti, del rispetto per ogni diritto di base? Quello dove coloro i quali si attengono alle leggi formali ( che non é detto siano pochi ) sono scavalcati ogni giorno da chi non le osserva?
Si può concepire un sistema per capovolgere la situazione che non consista nel rovesciamento di quella cultura? E si può pensare che la cultura cambi " per ordine del'autorità", autorità. d'altra parte, espressione di quella stessa cittadinanza che si promuove violando le legge? La strada non é forse quella di maturarne una opposta nella propria intimità, e poi proporla agli altri, e mostrare che si può praticare, e dimostrare nello stesso tempo quali sono gli svantaggi che anche ai più furbi, ai più raccomandati, ai più forti e ai più potenti procura la società verticale?
C'é bisogno, per mostrare questi svantaggi, di richiamare la necessità di forme sempre più ghettizzate di difesa del proprio spazio e dei propri beni, la diffusione delle guerre, la progressiva distruzione delle risorse, l'esclusione continua di numeri enormi di persone dal riconoscimento e dall'armonia per il trionfo della divisione e dell'odio?
Certo un'osservanza assoluta di regole giuste non sarà mai universale.
Ognuno di noi é un essere umano, che si porta dietro ogni giorno tutte le sue imperfezioni, e che non potrà mai architettare e praticare forme di convivenza perfetta.
Certo, il male non può essere estirpato del tutto dalla storia; e la natura umana, la sua finitezza mortale é essa stessa fonte frequente di angoscia e sofferenza. A tutto questo non possono porre rimedio le regole e la loro osservanza.
In questi confini, la scelta consapevole, e la sua applicazione coerente, di tendere al modello sociale basato sul riconoscimento dell'essere umano stabilisce la direzione del percorso e qualifica ogni sua tappa. Più si procede, più si allargano le possibilità di vedere se stessi e ognuno degli altri come soggetti e non come oggetti; di essere liberi e non sottomessi, cittadini e non sudditi. Si tratta di un percorso infinito, nel quale, prima e più della meta, conta il modo di essere sulla strada, la coerenza di ogni gesto e di ogni parola rispetto al risultato finale. E' il percorso, non il traguardo, a riempire la persona del proprio valore e della propria dignità.
Tutti noi siamo sul percorso, dipende da ognuno di noi dove questo ci porterà."
tratto dalle conclusioni del libro di Gherardo Colombo " Sulle regole" Serie Bianca Feltrinelli ( 2008 )
Nel pieno della grave crisi che attraversiamo e di fronte a fatti di corruttela e criminalità come quelli che oggi, come ieri, si manifestano nel nostro Paese, credo si debba affermare che senza il rispetto delle regole non si può vivere in società. Ma occorre che le persone, i cittadini, debbono comprendere la ragioni di queste regole.
E' per questo che la discussione sulle regole, e sul modo con cui esse si costruiscono nelle sedi a ciò deputate, non può non coinvolgere anche i modelli di società a cui le regole si ispirano. Modelli verticali, basati sulla gerarchia e sulla competizione. E modelli orizzontali, più rispettosi della persona e orientati al riconoscimento dell'altro da sé. Una strada, quest'ultima, tracciata proprio oltre 60 anni fa dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'umanità e dalla Costituzione italiana.
Credo che stiano qui le ragioni e i principi che possono guidarci nella nostra azione quotidiana, facendo la nostra parte sino in fondo e per quello che ne saremo capaci.
Fraterni saluti, Vitaliano Serra
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