lunedì 5 settembre 2016

Resilienza ed Empatia : adattarsi o cambiare ?

Resilienza ed Empatia : adattarsi o cambiare ?
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Sono sempre più comuni sui media i richiami alla resilienza, una caratteristica del comportamento umano richiamata all’origine dalla metallurgia e riferita alla capacità di un metallo o di un materiale a resistere ad un urto traumatico senza spezzarsi.
Quella che nelle tradizioni culturali occidentali più antiche viene  più correntemente denominata resistenza cioè la capacità di essere fermi e saldi contro una forza che si oppone, senza lasciarsi abbattere, oggi  va più di moda, anche nei comportamenti, la resilienza.
Oggi si parla di "comunità resilienti" ad esempio nel caso della comunità di Detroit a seguito della crisi dove, dopo il crollo della General Motors e la brutale deindustrializzazione, la città si è svuotata dei suoi abitanti e il Comune ha dichiarato bancarotta.
Il significato è esplicito: piegarsi per resistere meglio ma senza correre il rischio di spezzarsi, andare oltre ( ma di quale oltre si intenda non sempre si capisce bene !). E la sua apparizione nel dibattito attuale è dovuto alla psicologia.
Spesso la resilienza viene coniugata all’altra parolina magica: ottimismo.
L'ottimismo assume differenti configurazioni a seconda della cultura di appartenenza. Si è più o meno ottimisti, o pessimisti, per via dell'appartenenza a una comunità o ad un'altra.
Nella società nordamericana il benessere soggettivo è quasi un obbligo sociale, un mandato sociale. La ricerca della felicità, scritta nel DNA di quel paese persino nella sua Costituzione ( che per farlo notare ai nostri “affrettati e confusi riformatosi costituzionali” che affermano che la nostra Costituzione è vecchia avendo “ormai” 70 anni, in realtà di anni ne ha  ben 229 !), costituisce lo scopo ultimo della vita degli individui: autoaffermazione, autostima, autogiustificazione sono caratteri ben presenti in quel paese; l'individualismo infatti necessita di una forte dose di ottimismo e naturalmente di egocentrismo. Una psicologa, Edith E. Grotberg, studiosa di resilienza, ha proposto un modello per il mondo infantile per superare le situazioni traumatiche fondato su: I have, I am, I can (io ho, io sono, io posso). Come non sentire in questo l'eco dello stesso slogan elettorale di Obama?
Al contrario, come nelle democrazie europee, in società caratterizzate da un sistema sociale più sobrio, severo,  autorevole  se non proprio autoritario,  comunque disciplinato, in cui prevale la collettività  e l’individuo è compreso ma non dominante, si dice prevalga il pessimismo.
In Cina, invece, l'impronta lasciata dal confucianesimo nella cultura sposta dall'individuo alla società la spiegazione degli eventi, e consente di perseguire una teoria del cambiamento ciclico: è la via orientale all'ottimismo.
Non sono in grado di affermare se questa seconda strada sia migliore della prima per affrontare una questione assai complessa, ma é interessante per valutare le diverse reazioni umane allo stato di crisi che ha colpito il Sistema-Mondo  a trazione capitalista con l’esplosione guidata dall’economia liberista, e in particolare i paesi occidentali, ma credo che forse ci sia un’altra ipotesi percorribile per un’umanità che nella sua stragrande maggioranza subisce pesantemente  i contraccolpi della crisi, nelle sue varie accezioni – finanziaria, economica, produttiva, ambientale e culturale – si chiama  empatia cioè la capacità di comprendere a pieno lo stato d'animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. Empatia significa "sentire dentro", o "mettersi nei panni dell'altro", ed è una capacità che fa parte dell'esperienza umana ed animale.
Paradigmi, quelli della resilienza e dell’empatia, che s'avviano a diventare nei prossimi anni temi centrali nella politica, oltre che nel sociale e nell’economico, nell'autorganizzazione delle singole comunità.

Credo che la sinistra ( critica e pensante in quanto appunto critica ) dovrebbe cominciare a pensarci per rimettere all’ordine del giorno la necessità di socialismo, quale solo sistema sociale capace di far prevalere gli interessi generali, su quelli particolari, dare rilevanza al noi, riscoprire “gli altri” come  condizione necessaria per un più pieno e completo sviluppo di noi stessi. 

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